I dati e le statistiche internazionali parlano chiaro e non lasciano dubbi sull’identità del motore di ricerca più utilizzato al mondo. Piuttosto, vi siete mai chiesti se esista una valida alternativa a Google?
In occasione del prestigioso CES 2016, la più grande fiera dell’elettronica di consumo che si tiene ogni anno a Las Vegas, ha fatto il suo debutto Omnity: il nuovo motore rivolto a ricercatori e studenti promette di offrire feature uniche e intelligenti, che sapranno destare l’interesse dell’utente medio, fruitore abituale e assuefatto dei prodotti della casa di Mountain View.
Basato sul paradigma semantico, Omnity ambisce a restituire risultati più pertinenti alle query di ricerca utilizzate, mostrando persino quali relazioni e corrispondenze intercorrono tra gli uni e le altre. Le potenzialità dello strumento sono molteplici: ad esempio, immettendo un termine di ricerca, è possibile visualizzare le fonti più citate oppure scoprire chi ha condotto gli studi più autorevoli sul tema scelto, fino a identificare l’università o l’ateneo capofila del progetto.
In una frazione di secondo, il motore semantico estrae e confronta le informazioni tratte da milioni di documenti: pagine di Wikipedia, news, riviste scientifiche, report legali e finanziari, brevetti e file PDF di pubblico dominio. Inoltre, il sistema consente l’upload di contributi e materiali prodotti (o scovati) dagli utenti, che possono così alimentare il database virtuale a cui attinge Omnity, creando nuove connessioni tra temi e risorse. Mediante il drag and drop di un documento all’interno del motore, è possibile ottenere un’analisi dei termini rari e specialistici, tralasciando preposizioni, articoli e pronomi che fungono da “collante grammaticale” senza apportare alcun valore semantico. All’elaborazione dell’input, seguirà la restituzione di link ad ulteriori fonti di informazioni utili per la nostra ricerca, non esplicitamente citate nei file da noi caricati nel sistema.
La forza di Omnity risiede nella sua capacità di eseguire in tempi rapidi uno scanning accurato di interi documenti, facendo affidamento sul principio della pertinenza dei risultati, contrapposto all’approccio statistico-probabilistico della rilevanza adottato dai motori che impieghiamo quotidianamente per compiere le nostre ricerche sul Web.
La search semantica promossa dall’innovativa piattaforma mira a sovvertire il concetto stesso di “ricerca”, soprattutto nel settore accademico, legale e nella verifica di fatti e notizie, proprio come fece a suo tempo Google nel lontano 1998, anno che celebra la fondazione della società ma anche la registrazione del primo record di pagine indicizzate.
L’algoritmo avanzato di Omnity sarebbe in grado di semplificare le ricerche online degli utenti – specialmente di coloro che non padroneggiano la materia di studio – migliorandone l’efficacia in termini di risultati, grazie alla possibilità di analizzare e interpretare in modo puntuale keyphrase calate nel loro contesto semantico.
Lo strumento offre una bussola a professionisti, aziende e istituzioni che faticano a orientarsi nella selva di dati aggiornati, afferenti ai più svariati campi del sapere, individuando in un istante trend e schemi – spesso inaspettati – che collegano tra loro ambiti di studio diversi quali medicina, ingegneria, finanza, giurisprudenza, giornalismo.
Al momento, il servizio base di Omnity è ancora gratuito, mentre la sottoscrizione a pacchetti più strutturati e l’accesso a database speciali sono venduti a partire da 99$.
Dunque è solo l’inizio di una rivoluzione che vedrà i giganti della search soccombere dinanzi ai nuovi motori di ricerca di nicchia? Forse no, ma è probabile che in futuro strumenti potenti e intuitivi come Omnity – così come i motori di ricerca tematici, le assistenti vocali e gli smart bot – giocheranno un ruolo sempre più importante nel tentativo di offrire agli utenti quello che stanno esattamente cercando, magari attraverso una ricerca vocale effettuata da smartphone.